Ion Grigorescu
fa parte della generazione di artisti concettuali romeni cresciuta in clandestinità durante gli
anni bui del regime di Ceauşescu. Il dittatore aveva impiegato artisti per scolpire numerose
statue di sé e della sua famiglia, ricche icone da portare in parata per le strade della Romania. Aveva fatto abbattere innumerevoli abitazioni di cittadini per poter costruire la
sua reggia privata denominata Palazzo del Popolo.
Le arti in generale
costituivano in Romania, come in tutti i paesi sovietici
e nei regimi totalitari in genere, delle celebrazioni materiali dell’immagine del capo. Gli
artisti, come Grigorescu, che non aderivano alle esigenze governative, facevano dell’immaterialità dell’arte, della negazione dell’oggetto, dell’assenza
di un valore mercantile,
gli aspetti imprescindibili del loro lavoro. [...]