Paladino ha maturato il proprio lavoro all’interno del gruppo della Transavanguardia. Di quella poetica ha impersonato due aspetti fondamentali, più di altri: la dimensione nomadica delle sue immagini e il ruolo alchemico dell’artista.
Ad osservare una dopo l’altra le opere in collezione, emerge con grande evidenza il suo particolarissimo rapporto con la luce e l’oscurità. Rapporto che lo conduce ad elaborare, attraverso gli anni, un duplice pedale espressivo: lo ctonio e il celeste, il dionisiaco e l’apollineo. La sua arte si dispiega nel territorio sconfinato di una mitologia universale, nomadica. Per questo i contrari riescono a dialogare in essa come aspetti complementari della nostra più antica matrice culturale, mai dimentica della perduta totalità dell’origine. [...]