Ad osservare alcuni lavori di Francesco Jodice si sarebbe tentati di vedere in lui una continuazione della lunga tradizione della fotografia italiana d’architettura e di paesaggio, declinata attraverso quell’uso del colore che le generazioni più giovani, hanno da tempo fatto proprio.
Ma a ben guardare, anche le fotografie in cui si esprime una piena frontalità dell’inquadratura, diretta contro lo schermo impenetrabile di edifici fatti secondo un modernismo povero e periferico, solo superficialmente potrebbero ricordare alcune visioni di Gabriele Basilico, perché quello che giunge all’osservatore da dietro la teoria regolare delle finestre è il disordine mosso della vita, della presenza umana che rompe la coerenza delle linee, che infrange il rigore del disegno architettonico con l’aggiunta di tende, condizionatori d’aria o parabole. [...]