Una delle prime serie di lavori realizzati da Doris Salcedo, alla fine degli anni Ottanta, intitolata Atrabiliarios, nasce dall’esperienza delle persone scomparse, quando ogni cosa si impregna di un sentimento di mancanza e, come ha detto l’artista, l’assenza diviene più fisica e pervasiva della loro passata presenza. Sono scarpe consumate dall’uso, curve sul vuoto lasciato dal corpo che ha smesso di indossarle. Salcedo le avviluppa in un bozzolo di tessuto animale, cucito con filo da sutura, che assume il colore ambrato delle membrane invecchiate nei musei di etnografia e di scienze naturali. Sono spazi deserti e richiusi, a conservare un vuoto denso di nostalgia disperata. [...]