Starling, parlando del suo lavoro e del suo modo di rapportarsi alla forma, ha equiparato i suoi procedimenti di costruzione dell’opera a una sorta di “genetica della scultura” (“Conversazione, Simon Starling, Danilo Eccher”, in Simon Starling, Electa, Milano, 2007). La definizione ha non poco fondamento se si considera che molta parte del suo lavoro si concentra sui passaggi che consentono da un oggetto, con determinate funzioni, di ricavarne un altro con diverse ma efficienti possibilità di utilizzo.
La matrice tecnica del processo si sposa ad un’attitudine concettuale che, nel passaggio dall’una all’altra forma, apporta un costante corredo di dati, fatti e coincidenze storiche che formano, per accumulazione, tanto la struttura portante dell’opera, quanto i suoi aspetti interstiziali. [...]