Nemmeno ventenne, nel 1958 Sergio Lombardo fa il suo
ingresso nell’arte con una serie di collage Monocromi
che appaiono subito radicalmente nuovi. Lui si considera un ricercatore
scientifico, un tecnico, un esecutore: ritaglia tanti quadrati di tessuto, con
la colla multiuso li lega alla tela, poi dipinge la griglia con le vernici
industriali. È una pittura impersonale replicabile da chiunque, con titoli che
annunciano soltanto il numero dei tasselli e il colore dominante. Nel ciclo di
opere che segue, Gesti atipici, prende
dai giornali e riproduce sul supporto le silhouette dei politici dell’epoca. L’apertura
al mondo dei mass media fa sì che Lombardo venga inquadrato tra le fila del Pop
romano, anche se il procedimento meccanico di ricalco lo interessa più delle
icone che dipinge. [...]