“Ogni luogo ha una storia da raccontare. Ogni strada, casa, angolo assiste passivamente alla nostra vista. La memoria è un ‘meccanismo collettivo’, dice qualcuno.
Spesso la memoria deve essere alimentata per essere viva: anniversari, annunci stampa, bandiere. Ma non tutta la storia viene ricordata, e a quel punto essa diviene
solo una necessità personale. Ci sono luoghi nelle nostre città storicamente legati a uno o vari fatti, ma solo per chi li ricorda,
per altri sono luoghi qualsiasi. Per me ora sono luoghi
dove sono morte delle
persone divenute bersagli o i loro attentatori,
sono vie e palazzi
che avevano una storia da raccontare e che io, come tanti altri della mia generazione, conoscevo solo
superficialmente”. Come ricorda Eva Frapiccini, Muri di piombo, 2005-2007 nasce in relazione alla sua personale esigenza di approfondire la conoscenza degli “anni di piombo”, quella drammatica stagione
della seconda metà degli anni Settanta
che, in Italia, fu caratterizzata dalle azioni
criminali di bande armate terroriste.