Il linguaggio elettivo di Avish Khebrehzadeh è quello del disegno, delle animazioni e della pittura. Tutti e tre questi mezzi compongono, attraverso una forte unità stilistica, un universo fatto di immagini fantastiche, ricordi, sogni e frammenti di favole.
I personaggi di Khebrehzadeh, umani e animali, emergono dal buio del foglio nero, dalla nostalgia dei fogli seppiati o dalla nebbia lattiginosa dei fogli bianchi. Appaiono, proprio come le figure dei sogni, interi, isolati come immagini incastonate nella loro solitudine, oppure in forma di frammenti, come dettagli tratteggiati, ma incorporei, fatti della stessa nebbia da cui affiorano, se non per alcune improvvise accensioni cromatiche che sembrano colate loro addosso, patine superficiali di cui loro stessi sembrano stupirsi. [...]
