Da oltre trent’anni Alfredo Jaar si interroga su quali siano le responsabilità sociali dell’arte in un contesto globale segnato da ingiustizie, crisi umanitarie e oppressioni politiche. Con progetti poliedrici che abbracciano l’installazione, la performance, il video, la fotografia e l’incursione nello spazio pubblico, egli mette in atto una “estetica della resistenza” – dal titolo di un’opera del 1992 – che non teme di prendere posizione di fronte alle grandi urgenze della storia contemporanea. Ciò è profondamente radicato nella sua esperienza di artista che si forma nel Cile della dittatura militare di Pinochet ed esordisce proprio all’indomani del golpe del 1973 con una serie di lavori in cui la critica al regime è evidente ma condotta con strategie sottili. [...]