In uno scritto intitolato Ritratto, del 1962, Ennio Morlotti ricorda l’amico Alfredo Chighine negli anni precedenti al secondo conflitto mondiale. Racconta di averlo visto sempre con una grande cartella sotto il braccio “in cui c’eran dei grandi disegni a carboncino grosso e a fare largo. Erano nudi femminili e maternità, testimonianze di anni drammatici, molto appassionati e dolenti; l’atmosfera era tra Sironi e Permeke, Ensor e Kokoska”. La stesura a carboncino e il fare largo aveva un suo parallelo nei dipinti, allora figurativi dove il colore sembra raschiato contro la superficie della tela come fosse quella di un intonaco povero. [...]