Yuri Ancarani, uno degli sguardi più interessanti a lavoro sull’immagine in movimento, agisce in quel territorio di confine tra la videoarte e il cinema documentario, tra la mostra e il festival internazionale, tra il museo e il multisala. Non si considera un regista di non fiction, anche se con occhio lucido e imparziale cerca di portare alla luce gli aspetti più autentici della realtà nella quale si addentra, rivelandone contraddizioni evidenti e codici sociali poco conosciuti. I suoi attori sono uomini e donne comuni che si muovono in piena autonomia nel proprio contesto; Ancarani è il loro ospite silenzioso che con precisione meticolosa osserva e registra: non dirige, perché qualunque intromissione potrebbe snaturare la verità dell’immagine. [...]