“Mi rivolgo
a voi per fare un fantastico
salto nel futuro. In un certo
senso, la vita sulla terra
è un sogno e può essere considerata
e analizzata come tale, cioè
l’espressione di entità
viventi la cui esistenza primaria
rientra in un campo reale
più ampio. Ora il sogno
dovrebbe diventare lucido" (John McCracken, catalogo della mostra, Castello di Rivoli Museo d’Arte
Contemporanea, Rivoli-Torino,
2011). Le note redatte quotidianamente
a partire dal 1964,
e più volte riscritte negli anni successivi, forniscono una preziosa
chiave di accesso all’arte di John McCracken. Visionario ma assolutamente
coerente, McCracken è l’autore
di un corpus di opere nelle quali il linguaggio del minimalismo
di matrice newyorkese è lo spunto
per la creazione di un idioma
originale, nel quale la
sensibilità della West Coast si traduce
in forme futuribili e antiche,
sospese, come per le
dichiarazioni dell’artista, tra le pietre
di Stonenge, le sculture egizie, gli UFO, le tavole da
surf e le carrozzerie delle
automobili che sfrecciano
lungo le autostrade di Los Angeles, sua città di residenza. [...]