Sean Scully lavora,
sin dagli anni ’70, sul colore, puro e vibrante. Il
suo stile ormai consolidato rende le sue opere, di solito dipinti a olio
realizzati su pannelli di grandezza
monumentale e accostati
fra loro, immediatamente riconoscibili. Sean
Scully concepisce il suo lavoro di
astrazione nel solco della tradizione storico-artistica che lo ha preceduto: la sua è vera pittura che
rifiuta ogni tipo di produzione seriale, meccanica, alienata. I suoi maestri
appartengono alla storia: Matisse prima di tutto, per l’enfasi sui colori
brillanti e violenti e per la semplificazione delle composizioni; Mondrian, perché come per lui anche per Scully l’astrazione è la sintesi
della realtà e prende le mosse da essa; e infine, chiaramente, Rothko, di cui
ritroviamo la monumentalità, la dedizione alla pittura, e l’atmosfera
riflessiva, metafisica. [...]